Articolo di Paolo Consolini

Tag 24 by Unicusano

Il dibattito sulla ludopatia è riemerso a causa del fenomeno calcioscommesse, che ha generato un terremoto nel mondo del calcio. Le squalifiche inflitte a Nicolò Fagioli e Sandro Tonali hanno posto l’attenzione sulla dipendenza dal gioco d’azzardo e sulle sue conseguenze. Secondo i dati dell’industria del gaming, nel solo 2022 questo business ha portato nelle casse dello Stato più di 10 miliardi. Rispetto al 2021 c’è stato un incremento del 22%, che testimonia quanto il gioco sia radicato all’interno del nostro Paese.

Il presidente dell’associazione No Game, Tiberio Patrizio, ha analizzato il mondo del gioco d’azzardo in esclusiva a TAG24. Patrizio ha un’esperienza decennale nel settore e ha visto passare diversi tipi di giocatori all’interno della sua associazione. Secondo il suo parere non si è fatto ancora abbastanza per cercare di limitare il fenomeno e contenere la ludopatia. “Il gioco – ha sottolineato – rappresenta la terza entrata dello Stato, quindi è chiaro che non si è mai intervenuti in modo serio. Basti pensare che lo Stato ha introdotto altri giochi nelle VLT. Prima esistevano solamente cinque giochi, mentre ora sono diventati venti. Si è studiato a tavolino la loro introduzione, programmando le musiche e i colori per invogliare i giocatori”.

Patrizio ha giudicato inefficaci le contromisure applicate negli ultimi anni, spiegando che non hanno avuto nessun impatto: Nelle sale gioco c’è una voce registrata che, ogni mezz’ora, ti consiglia di prenderti una pausa, ma non c’è nessuno che ti spegne la macchinetta. Poi è stato introdotto il codice fiscale che non serve a nulla, non contrasta il gioco dei minorenni. Ultimamente lo Stato ha guadagnato soprattutto dal bingo e dalle scommesse sportive, mentre le slot machine non sono più così utilizzate come qualche anno fa”.

Quali sono i soggetti maggiormente a rischio di ludopatia?

“Oggi – ha spiegato presidente dell’associazione No Game – la gran parte sono giovani. Assistiamo a richieste d’aiuto da ragazzi e anziani. I giocatori dai 50 ai 60 anni sono gradualmente scomparsi, mentre la fascia 17-25 anni e senza alcun dubbio la più gettonata. Gli anziani giocano per provare a guadagnare, perché con la pensione non arrivano a fine mese. I giovani, invece, giocano perché pensano di fare soldi facili e si sentono onnipotenti.

Patrizio ha raccontato anche la sua esperienza personale, fornendo dati allarmanti: “Ho avuto un ragazzo che dall’età di 16 anni a 22 anni è arrivato a giocarsi più di 400mila euro. Poi è intervenuto il padre fortunatamente. Una sua giocata giornaliera era intorno agli 8mila euro. Da noi non è mai venuto qualcuno che abbia giocato meno di 20mila euro”.

Ma qual è la vera ludopatia?

“La ludopatia comincia quando il giocatore vuole recuperare i soldi persi. Allora si iniziano a chiedere finanziamenti o soldi ai propri parenti e si arriva a somme molto grandi. Il ludopatico non vuole avere il denaro in tasca, ma è più contento quando perde rispetto a quando vince”. Il presidente dell’associazione No Game ha confermato i dati riguardo al gioco online, la cui spesa è raddoppiata nel giro di tre anni da 1,8 a 3,7 miliardi. Patrizio ha sottolineato come il vero boom dell’online si sia verificato durante il periodo Covid, con migliaia di persone che hanno iniziato a scommettere sui loro smartphone.

Il presidente di No Game racconta la sua esperienza personale

Tiberio Patrizio ha creato l’associazione No Game dopo aver perso una somma considerevole a causa del gioco. A distanza di anni, ha voluto spiegare quali sono i pensieri e i tormenti che affliggono i ludopatici. “Ho iniziato giocando 296mila euro e per recuperare ne ho messi altri 400mila euro. Quindi in tutto ho giocato 700mila euro. Ho fatto un finanziamento di 15mila euro perché avevo alcuni debiti. Nel momento in cui sono uscito dalla banca per recarmi nel luogo della consegna, però, mi sono fermato in una sala slot e ho giocato tutti i 15mila euro. Questa è la vera ludopatia“.