Questa è la testimonianza della sua compagna.
“Sono la compagna di un giocatore compulsivo.L’ho conosciuto quando era già un giocatore ma io non lo sapevo perché mi aveva fatto credere che i suoi problemi finanziari erano dovuti alla separazione e le conseguenze che essa portava..affitto,bollette e spese varie. In quel periodo andava da una psicologa non per il problema del gioco ma perché non riusciva a superare il distacco dai suoi figli. Abbiamo iniziato la nostra storia consapevoli di questi suoi disagi e che prima o poi il avremmo superati,con il passar del tempo ho iniziato a sospettare delle sue parole perché i soldi pur avendo un lavoro non bastavano mai,soprattutto quando venni a sapere che era da un po’ che non pagava l’affitto. C’era confusione nelle sue spiegazioni e quando provavo a fare ordine nei suoi conti non mi ci faceva capire mai niente,aveva finanziamenti,prestiti e debiti con parecchi persone,chiedeva soldi a tutti i nostri amici. Era un continuo dire bugie. Alla fine mi confessa di avere un problema con il gioco ma io ad essere sincera non lo ritenevo un problema per me lui era uno sciocco e un immaturo (per me le dipendenze erano altre).Ho iniziato a giudicarlo e criticarlo lo aggredivo ogni volta che andava a giocare,abbiamo fatto un percorso con una psicologa ma dopo due tre mesi abbiamo abbandonato,lui continuava a giocare.Siamo andati al SERT ma gli davano dei psicofarmaci che lo addormentavano e non aveva nessun aiuto concreto,ansi vedevo solamente girare un morto dentro casa per quanto questo medicinali lo intontivano,mandammo a quel paese anche il SERT. Dopo ogni sua giocata rientrava a casa sempre più nervoso e non si rendeva conto del male che faceva a me e ai suoi amici. Un giorno rientrando a casa mi disse che si era licenziato per prendersi i soldi della liquidazione con quei soldi ha pagato quasi tutti i suoi debiti e mi giurava che non avrebbe più giocato. Quel giuramento lo ha mantenuto per una settimana.Una sera io non c’ero,il suo migliore amico gli fece trovare un volantino di un associazione di Frosinone a pochi chilometri da noi e lui dopo aver chiamato Tiberio mi chiamò ed era contentissimo perché secondo lui finalmente qualcuno poteva aiutarlo. Il diciassette ottobre duemila e sedici iniziammo a frequentare l’associazione,alle prime riunioni per il troppo piangere non riuscivo a raccontare la mia storia però sapevo che quelle persone mi potevano aiutare,perché sentendo gli altri famigliari erano tutti come me. Più andavo lì e più riuscivo a capire che era una vera e propria dipendenza ma soprattutto mi davano dei consigli su come stare vicino al mio compagno. Io ricevevo consigli e il mio compagno riceveva le regole sono passati due anni da quel giorno. Lui fino ad ora non ha più giocato,abbiamo fatto tanti sacrifici,abbiamo imparato a trovare un compromesso in tutto e prima di andare a dormire non andiamo mai litigati.Ho visto passare svariati giocatori e famigliari non tutti hanno accettato sia i consigli e sia le regole,forse perché danno per scontato che da soli ne possono uscire,ma da soli insieme a un giocatore compulsivo non si va da nessuna parte.Grazie a Tiberio e Rossana e a tutto lo staff dell’associazione NO GAME di Frosinone che ci hanno accolto in questa grande famiglia,dandoci sempre una parola di sostegno.”